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Archive for novembre 2013

equitaliaC’è chi la crisi la paga una, due, tre, infinite volte. È il caso di Tiziana Marrone. Il marito, Giuseppe Campaniello, il 28 marzo del 2012 si diede fuoco davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate di Bologna. Dopo nove giorni di agonia, con un corpo completamente carbonizzato, l’uomo morì. Il suo debito con lo Stato è stato pagato con la vita. Le cartelle di Equitalia sono un macigno pesantissimo, frustrazione e impotenza si impossessano della tua mente e possono portare al compimento di un gesto estremo. Ad Equitalia o all’Agenzia delle Entrate non importa se da tre, quattro, cinque mesi e più, la tua azienda è in difficoltà perchè chi ha la facoltà di gestire, influenzare i mercati ha evidentemente sbagliato, trascinando il Paese sul lastrico con una pressione fiscale pari al 60/70 per cento.  I cosiddetti autonomi anche se non lavorano, non guadagnano i contributi devono versarli, l’Iva, l’Irap, l’Irpef sono tutte tasse da pagare. Il 28 marzo tutte le istituzioni bolognesi si sono fatte pubblicità, hanno detto la loro, Tiziana lo ricorda perfettamente: «Bisogna fare qualcosa per questa donna, perché è rimasta sola» ma oggi si sente abbandonata a se stessa. Equitalia pretende che qualcuno saldi il conto di chi non c’è più. «Dovrei pagare io per qualcosa che non ho fatto. La comunione dei beni dovrebbe valere fino a quando entrambi i coniugi sono vivi. Inoltre nel mio caso, non ero a conoscenza della situazione debitoria di mio marito, nessuno mi ha informata. Rischio che mi venga tolto tutto e non è giusto questo. Se io fossi stata messa al corrente probabilmente oggi lui sarebbe vicino a me per discutere come trovare una soluzione. Lo Stato sta pensando ai propri interessi, non a quelli dei cittadini, ci ha abbandonato, noi  avremmo bisogno di essere ascoltati, ma lui non c’è. Oltre un suicidio ci sono delle persone, dei figli, delle vedove senza lavoro, di chi resta non importa a nessuno. Io non ho un impiego, sono stata in Camera del Lavoro dove nel modulo che mi hanno fatto riempire ho espresso le mie esigenze di un impiego sicuro per poter sopravvivere, mi è stato risposto che il posto fisso non esiste più. Qualcuno potrebbe domandarsi: “Allora è stata trovata una soluzione temporanea?” nemmeno quella. Mi sono rivolta  per un sussidio al comune di Ozzano Dell’Emilia, la risposta è stata: “Signora lei è fortunata perché ha una famiglia e un tetto sulla testa, ci sono persone messe peggio di lei ed hanno la priorità”. Ma oggi rischio di perdere anche quel tetto, perché quando con il mio avvocato sono andata a parlare con un funzionario di Equitalia, non hanno avuto nessuna comprensione. Ti fanno una violenza psicologica, ti dicono che devi pagare, ma come potrei estinguere il debito di mio marito, se non trovo lavoro? Ma lo capisce lo Stato che le persone di 50 anni non le vuole assumere nessuno?» Questa è la condizione di molti italiani, di contro i manager pubblici italiani sono quelli più pagati, Mastrapasqua Presidente dell’Inps e Vicepresidente di Equitalia, lo chiamano mister un milione di euro, è davvero necessario far uscire dalle casse dello Stato centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici per pagare queste persone? Applicando una vera spending review ai loro stipendi, non si potrebbe costituire un fondo per far fronte all’insolvenza di chi non ce la fa a pagare per motivi concreti, oggettivi?

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donneDiciamolo a chiare lettere il nostro Paese è affetto da decadimento etico e culturale. Esiste solo una rincorsa smoderata al bello e al denaro che genera un impoverimento morale: baby escort, escort e classe dirigente che fa uso di questo sesso a pagamento. La direzione presa genera atteggiamenti violenti. I bambini hanno tutti la play station e molti giochi incitano alla violenza: il tg2 aveva mandato in onda un servizio in cui in un gioco l’obiettivo era seppellire delle ragazze. Che cosa possiamo aspettarci da nuove generazioni che seguono questi modelli sbagliati? Basta pensare che il 90 per cento degli italiani si informa attraverso la televisione. La figura femminile viene sminuita nei programmi gossip dove può scegliere un partner, cambiarlo se alla prima uscita non è quello che ci si aspettava e provarne un altro. Anche gli uomini possono frequentare per un po’ delle donne e poi cambiarle. Tutto incentrato su uno stile appariscente e mondano, sulla precarietà dei rapporti e sull’ignoranza della lingua italiana. Ormai in Italia vige il principio che per essere qualcuno devi andare in televisione… ed ecco qui che arriviamo alle baby escort. In Spagna esiste un organo che vaglia preventivamente la pubblicità destinata ai bambini, in Italia a volte il Garante interviene se sollecitato da mail bombing dei cittadini. La donna viene rappresentata sempre con l’ostentazione del corpo in programmi televisivi, in pubblicità e questo disegno non fa altro che sottolineare che il suo ruolo è quello del desiderio sessuale. Tutto ciò nel resto d’Europa non accade e, se mai dovesse accadere, ci sarebbe un totale rifiuto di questo modello. Invece, i nostri politici non hanno fatto mistero di come sono state scelte le donne per ricoprire determinati incarichi e quindi passa come normalità una ministra della cultura che dichiara l’esistenza di un tunnel che parte dalla Svizzera e termina in Abruzzo. Oppure che la ministra, da intercettazioni, risulta essere l’amante del Presidente del Consiglio di turno. Le donne fanno ancora fatica ad affermarsi a livello professionale, il loro stipendio spesso, stesso livello e stesso inquadramento, è inferiore a quello degli uomini. Ecco perché le donne hanno deciso di indire uno sciopero il 25 novembre nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne: perchè loro la crisi la pagano due volte. Viviamo in un Paese maschilista, dove ogni tre giorni una donna viene uccisa. Viviamo in un Paese malato, dove se un marito vuole disfarsi della propria moglie la fa scomparire, dove se un uomo viene lasciato non trova altra soluzione all’omicidio. Le capacità relazionali sono ai minimi termini, tutto viene affrontato con la violenza. Il 25 novembre, però, rischia di rimanere solo un giorno dove si dicono tanti numeri se non si interviene sul piano culturale. Sapevatelo.

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1395368_492571484175201_1996939612_nL’anno scorso ho intervistato, per il libro Imprenditori suicidiFederico Boin, un imprenditore veneto, che mi ha raccontato com’è iniziata la sua avventura: “L’azienda è nata nel 1998, inizialmente lavoravo da solo, poi l’attività ha preso piede, si è ingrandita anche grazie ai clienti che hanno avuto fiducia e attualmente siamo circa una decina di addetti. Ho il ruolo di amministratore unico della Cometec, seguo ovviamente la parte amministrativa, ma mi occupo anche dell’officina, lavoro con i miei dipendenti.” Una delle caratteristiche delle piccole e medie imprese è nelle parole di Federico: l’imprenditore lavora insieme ai suoi dipendenti, c’è un rapporto quasi familiare. “Quando abbiamo avviato l’impresa c’era molto lavoro, partendo però da zero non avevamo la possibilità di fare investimenti, poi nel momento in cui avevamo le liquidità per poterlo fare, c’è stata la tragedia delle Torri Gemelle. Quindi la prima crisi l’abbiamo accusata nel 2001, si è protratta per quasi due anni. Nel 2007 c’è stata un’ottima ripresa, un anno dopo nuovamente la ricaduta. Nel settore metalmeccanico la crisi non perdona: per non perdere quote di mercato devi fare investimenti con molti zeri, se le vendite sono inferiori alle aspettative, è difficile salvarsi.” Federico aveva davvero dei buoni propositi, nonostante la crisi aveva dato un messaggio positivo: “La nostra intenzione è quella di crescere, ma dipende da come si muoverà il mercato in autunno. Ho deciso di non guardare più i telegiornali, perché questa borse altalenanti spingono a far chiudere. Fortunatamente abbiamo trovato due clienti nuovi. Tendenzialmente la nostra impresa lavora dieci/dodici ore al giorno, non abbiamo mai scelto di fare turni di notte sia per motivi umani che per la qualità del rendimento.” Il Veneto è la regione che ha iniziato e continua a mostrare più malessere, tantissimi imprenditori non ce l’hanno fatta a sopportare la dissoluzione della propria azienda, il frutto di tanti sacrifici: “Quando leggo la notizia di imprenditori – commenta Federico – che si sono suicidati, non arrivano a questo gesto semplicemente perché sono falliti, ma perché non riescono più a far fronte all’impegno che avevano nei confronti dei loro dipendenti. Se si è arrivati a questa reazione estrema, dal punto di vista imprenditoriale, capisci che c’è qualcuno che deve dare delle risposte e trovare soluzioni. Io ho un bambino piccolo difficilmente arriverei a pensare alla morte, ma tanti imprenditori sono stati lasciati da soli, non hanno avuto considerazione dalle istituzioni, dalle associazioni di categoria e da altri colleghi. Chi arriva al suicidio significa che ha bussato a tutte le porte, gliele avranno chiuse in faccia, del gesto estremo a mio avviso si devono sentire colpevoli le istituzioni perché in Italia non ci sono organismi che siano in grado di supportare gli imprenditori e tanto meno le famiglie in difficoltà. Ormai la crisi si sta protraendo da molto tempo, sicuramente ha già fatto la scrematura delle aziende che erano in difficoltà, se ci sono imprese che hanno resistito in questi anni, penso che oggi il Governo ed i vari Enti locali debbano intervenire, in modo che i sopravvissuti possano continuare a lavorare e dare lavoro ai loro dipendenti. C’è bisogno di sgravi fiscali, perché c’è una pressione che lascia senza fiato. Paghiamo delle tasse per servizi pessimi, pago la sanità pubblica ma poi devo rivolgermi alla sanità privata. In più c’è una pressione indiretta che incide perché se aumenta il gasolio di venti centesimi per un trasporto, questo incremento condiziona tutta la mia vita: non me le porti via con un F24, li prendi direttamente dalle tasche.” Purtroppo, la strada presa dal Governo Monti, prima, e dal Governo Letta, dopo, è stata quella dell’incremento delle tasse, come dice Federico, l’aumento di accise sui carburati, dell’Iva non fa che ripercuotersi direttamente sulle tasche dei cittadini: i prezzi salgono e gli stipendi diminuiscono e cresce il numero dei nuovi poveri. A distanza di un anno quel velo di speranza che si poteva cogliere nell’imprenditore veneto è scomparsa e le sensazioni di impotenza e frustrazione sono predominati: “Si tira avanti con tutte le difficoltà del caso. Le banche, soprattutto, stanno distruggendo la piccola impresa con la stretta del credito, nonostante ci siano imprenditori disposti a mettere tutto a garanzia per portare avanti la loro attività e salvare i posti di lavoro! L’Italia degli sprechi e delle mafie! Noi andiamo avanti grazie a clienti che pagano puntualmente, ma è dura e non vedo futuro perché non ci permettono più di investire. La Germania ha fatto sì che in Italia ci fosse un governo suo suddito ed ora ne paghiamo le conseguenze. I nostri clienti sono tutti esportatori per questo lavoriamo. Il mercato interno e’ morto! In certi momenti – Conclude Federico – vorrei essere in parlamento per spiegar loro cosa sta succedendo realmente in Italia. Ma uno come me come fa a far politica lavorando 12 ore al giorno con una famiglia? E poi che partito dà voce ad uno come me fuori dal coro?

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omoIn questi giorni il tema omosessualità è sempre più trattato dai media perché sono avvenute numerose tragedie: molti adolescenti si sono tolti la vita ed i pestaggi omofobi sono sempre più frequenti. Ho intervistato Fernando, 25 anni, un ragazzo dolcissimo che ha voluto condividere la sua esperienza e potrebbe essere d’aiuto per i figli che ne vogliono parlare con i genitori e per i genitori che, a volte, sono troppo legati allo stereotipo: l’amore è solo fra uomo e donna. “La scoperta della mia omosessualità è stata traumatica a causa del contesto sociale in cui viviamo. Tu cerchi di identificarti in qualcosa, il modello che ti viene propugnato, se è un modello positivo, pensi di essere nel giusto, nel momento in cui vedi che il modello verso il quale tu ti stai approcciando è negativo, ti inizi ad interrogare.  Successivamente ho capito che non era un problema, ma fa parte del mio essere. La mia attività sessuale è iniziata presto, a 14 anni e con i ragazzi, successivamente ho provato con un paio di ragazze, ma poi sono tornato all’origine. Certo, quando sei adolescente non ti poni domande del tipo: “Lo faccio perché lo devo fare, lo faccio perché altrimenti sarebbe sbagliato” lo fai e basta, è come se avessi un impeto interno che ti dice di desiderare l’altro sesso. Una delle ragazze con cui ero stato mi aveva fatto innamorare, perché poi ho scoperto che l’amore ha tantissime sfaccettature: non è un sentimento che puoi incasellare. Però ,verso i 19 anni, appena finito il liceo, mi sono iniziato a liberare ed ho iniziato a parlarne per la prima volta. Il momento lo ricordo ancora, fu anche abbastanza tenero, era una sera al tramonto ed ero con una mia amica che sarebbe partita di lì a poco. Da mesi cercavo di aprirmi con lei e finalmente riuscii a scaricare la tensione, le dichiarai quello che da tempo mi tenevo dentro: “Ti devo dire una cosa” e lei: “Guarda che ho capito, non ti preoccupare” Finalmente il tappo era stato tolto e da qui sono riuscito ad aprirmi, una volta che lo dici ad una persona, inizi a sentirti più sicuro di te. A tutti i miei amici chiedevo come dirlo ai miei genitori. In spagnolo si usa il verbo uscire dall’armadio ed io dall’armadio sono stato letteralmente buttato fuori. Era Pasqua del 2011, mia madre vide una nostra foto in bianco e in nero sul desktop del mio computer, ma era un’immagine molto innocua: io che davo un bacio sulla fronte al mio ragazzo. Io suppongo che lei lo avesse già capito, però lei sostiene di no, quel momento è stato drammatico perché ha iniziato a fare domande piangendo: “Oddio non sei mai stato con una donna? Perché? Cosa non ti piace?” Non dimenticherò mai l’imbarazzo che ho provato, perché una cosa così intima esplose all’improvviso e con loro non avevo mai condiviso il mio lato affettivo. A casa mia c’è molto rispetto verso tutto ciò che riguarda il sesso, è un argomento di cui non si parla. Fu talmente scioccante che uscii e tornai dopo tantissime ore, credo otto. Mia madre reagì malissimo di fronte alla mia omosessualità, io mi sentii mortificato e le chiesi spiegazioni: “Scusami, ma perché non mi chiedi se sto bene, se sono felice, se ho una persona al mio fianco?” E lei non rispose. Poi si preoccupò della gente: “Adesso lo sapranno tutti” Si preoccupava della mentalità del nostro territorio. A distanza di due anni  il rapporto con mia madre è tornato quello che era , ignorando semplicemente la mia omosessualità. Capisco che lei ha dovuto metabolizzare, ha 62 anni e nonostante sia una persona laureata, la sua cultura è sicuramente influenzata dal contesto in cui è cresciuta. Invece mio padre mi ha stupito dicendo a mia madre: “Guarda che alla fine è il solito nostro Fernando” Io ho avuto sempre paura della reazione di mio padre, in realtà, una volta dichiarato il mio amore omosessuale, ho riscoperto il nostro rapporto, mi ha dato una dolcezza che non avrei mai immaginato che potesse venire fuori.”

 

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Italian foreign minister Anna Maria CancL’arsenico nell’acqua del carcere Mammagialla di Viterbo è un problema che è stato sottolineato più volte ai vari Ministri della giustizia. La prima interrogazione parlamentare a risposta scritta risale al 12 settembre del 2011, è stata presentata dall’Onorevole dei Radicali Rita Bernardini al Ministro della giustizia e al Ministro della salute. Un lancio dell’agenzia di stampa ANSA del 7 settembre 2011, dava la notizia che nella città di Viterbo vi sarebbe un altissimo contenuto di arsenico nell’acqua, addirittura oltre i 50 mg/litro. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Unione europea (UE) hanno dato indicazioni di ridurre al più presto la soglia massima di arsenico nelle acque erogate per il consumo umano, atteso che l’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie. Le richieste presentate ai Ministri sono state: quali misure in generale intenda adottare il Governo per la potabilizzazione delle reti idriche; in particolare, cosa intendano fare i Ministri, negli ambiti di loro rispettiva competenza, al fine di sostenere le strutture penitenziarie coinvolte in questa fase emergenziale ed eliminare i problemi dovuti all’acqua avvelenata che esce dai loro rubinetti. Fino al 16 novembre del 2011 è stato Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma successivamente prende il suo posto Paola Severino, mentre Ministri della salute, nelle date indicate, erano Ferruccio Fazio e Renato Balduzzi: nessuno dei quattro ha risposto all’interrogazione della Bernardini.

Nuovo governo e vecchi problemi, l’Onorevole Andrea Colletti, del Movimento 5 stelle, ha presentato un’interrogazione il 29 aprile 2013 per riportare l’attenzione sulla presenza di arsenico nell’acqua nel carcere Mammagialla, ad oggi né il Ministro Anna Maria Cancellieri, meno che mai, il Ministro Beatrice Lorenzin hanno risposto.

Vanda è la madre di un detenuto nel carcere Mammagialla e ha scritto decine di volte a tutti i vari ministri, al Garante dei detenuti, ai presidenti di associazioni sensibili a questi temi per un intervento che potesse risolvere questo grave pericolo per la salute di tutti i detenuti, ma nessuno le ha dato retta. Forse nel carcere di Viterbo non c’è nessun detenuto per il quale valga la pena intervenire?

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