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Archive for the ‘Guido Pullini’ Category

La MissSixty è un marchio di tendenza fra le giovanissime e non. Un paio di jeans costa sopra i cento euro. La testimonial dell’ultima campagna pubblicitaria è Belen Rodriguez. Difficile pensare che l’abbia fatta gratis per risollevare le sorti dell’azienda. Ma alla maggioranza dei consumatori non importa questo, vuoi mettere portare gli stessi pantaloni di una delle vip con il sedere più invidiato del momento? La MissSixty ha fatto strada. Controlla tutte le migliori marche, quelle che fanno tendenze: Refrigiwear, Energie, Murphi&nye, Killah. La MissSixty ha fatto anche un’altra strada dall’Italia alla Cina. Il processo di dislocazione non è repentino, piuttosto il contrario. Inizialmente i materiali tessili, i prototipi rimangono in Italia e la produzione (quella che fa i numeri) viene portata in Cina. Qualcuno si allarma, ma la MissSixtyè un marchio prestigioso, diffondere queste notizie crea cattiva pubblicità. I lavoratori devono stare in silenzio, così come i sindacati ed i mezzi di informazione. La situazione del gruppo: 600 milioni di euro di ricavi nel 2007,  395 nel 2009, con una perdita netta di 32 milioni e debiti con le banche per 250, non è facile. Già dal 2008 si alterna la cassa integrazione. Qualche cambio di responsabile (ad esempio Guido Pullini  viene da Geox che ha già sulla targhetta made in Cina)  e come in un dejà vu scatole cinesi che si riempiono, licenziamenti e riassunzioni (anni di lavoro per uno scatto di livello cestinati) una serie di promesse che non si andrà via dall’Italia. Ma alla fine di italiano resta solo qualche socio, anche i tessuti sono cinesi  (ci sono molti casi come questo sequestro scarpe cinesi con cromo esavalente)

Nel frattempo qualcuno ha lavorato per dividere gli operai. Sono pochi quelli iscritti al sindacato. Sono pochi quelli che partecipano alle riunioni. Sono pochi quelli che vogliono fare lo sciopero. Saranno ancor meno quelli che presidieranno per avere un po’ di visibilità da parte di chi prende le decisioni sulla vita e sulla morte aziendale. Il risultato è un po’ di patto di solidarietà ed un po’ di cassa integrazione. Il paradosso è che si chiedono straordinari a coloro in forza, invece di far rientrare quelli che sono a casa. Il clima nei riparti è pesante. Una vera guerra fra poveri. Quelli che “fanno casino” vengono visti come coloro che vogliono far chiudere l’azienda. Quando nel reparto prototipi da 34 ne vengono mandate a casa 19, quelle che rimangono si sentono soddisfatte perché non hanno remato contro. Ma poi arriva un’altra notizia. Delle 15 ne rimarranno solo 5. Allora chi ha sbagliato?

Quello che è certo ci sono donne che dovranno lavorare altri quindici, venti anni per poter arrivare alla pensione (?), si chiedono: “Dove”? Rispondono anche al ministro Brunetta: “Se scassettiamo la frutta ci assumono?” “E Belen è stata licenziata?

Intanto le operaie tengono nella borsa il badge e la chiavetta per il caffè, semmai dovessero servire, sono pronti!

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