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Archive for aprile 2013

palazzo chigiLa violenza va condannata sempre: sia verbale, che fisica. In questi anni abbiamo visto Ministri della Repubblica italiana alzare il dito medio di fronte a cittadini che contestavano. I direttori di “Libero”, di “Il giornale” hanno sempre utilizzato un linguaggio aggressivo. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha costantemente apostrofato l’opposizione e/o i giornalisti, non a lui servili, con termini forti. In questo clima, in un Paese ridotto ai minimi termini, dove si muore sul lavoro e si muore di non lavoro: la politica non si è tolta un privilegio, non è stata capace di votare per la diminuzione degli emolumenti, delle pensioni d’oro. Mi dispiace per i carabinieri, ma la responsabilità, di quello che è accaduto oggi, è della classe dirigente che non è stata in grado di dare risposte concrete al Paese e che paradossalmente è stata rivotata e continua a governare. Sono stati nominati ministri che non sono nuovi della politica, ma complici del disastro economico che stiamo vivendo. Nel libro “Imprenditori suicidi”  molti imprenditori e lavoratori disoccupati erano disperati e di fronte all’indifferenza, al silenzio delle istituzioni, vedevano la violenza come unica soluzione. Ecco, è accaduto. Purtroppo la sparatoria davanti a palazzo Chigi non porterà nessun cambiamento, solo restrizioni delle libertà individuali. I vertici dei sindacati, dei partiti, delle associazioni di categoria sono stati capaci di amplificare alcuni conflitti: la salute o il lavoro, la vita o la morte, lo stipendio o la fame. Dal 2008, anno dell’acutizzarsi della crisi, non è stato preso nessun provvedimento a favore dei lavoratori e dei piccoli imprenditori, piuttosto si è portata la situazione all’estremo e la disperazione ora non si ferma al suicidio, ai gesti di autolesionismo. Il 6 marzo Andrea Zampi un piccolo imprenditore, dopo aver ricevuto un parere negativo per un finanziamento per la sua azienda, è entrato negli uffici della regione Umbria, ha sparato e ucciso due donne e poi si è tolto la vita. Un fatto che avrebbe dovuto suscitare preoccupazione per il disagio irreversibile che vivono i cittadini, invece si è continuato a tenere la stessa condotta: lo stesso Enrico Letta ha scelto due ministri sindaci ciò significa nuove elezioni e  dispendio di denaro pubblico. Non c’è nessuna volontà di iniziare a pensare riforme per il Paese. Rigore ed equità sarebbero letteralmente la soluzione, ma per le classi privilegiate, la Chiesa, le banche, le lobby.

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rapoinaEnnesima rapina nel capoluogo abruzzese. Questa volta non si tratta di furto di rame o di rapinatori con pistole giocattolo: i malviventi erano provvisti di kalashnikov, armi utilizzate dalla criminalità organizzata. Non si era mai verificato un fatto del genere in città. La situazione è diventata intollerabile perché siamo di fronte ad una rapina programmata: per assaltare un portavalori, che preleva soldi ad un supermercato, c’è bisogno un basista sul posto che suggerisca orari, spostamenti, strade da percorrere ed ogni altro dettaglio affinchè si possa riuscire nel colpo. I cittadini sono esasperati, sono stati privati delle loro case, delle loro abitudini ed infine sono stati vittime di furti nelle abitazioni inagibili. La Questura aveva già fatto presente un aumento della microcriminalità nel primo semestre del 2012, ma ormai non siamo più di fronte a microcriminalità. Da quando sono partiti i cantieri per la costruzione delle new town si è assistito ad un alto tasso immigratorio (stranieri ed italiani) che non si è mai arrestato. Di solito culture diverse, tradizioni di altri Paesi sono uno scambio necessario per l’arricchimento, la conoscenza, ma se i rapporti avvengono nel rispetto delle regole. Invece a L’Aquila non c’è mai stato un controllo sul flusso di immigrati: oggi vagano per la nostra città tantissime persone che non sappiamo se sono qui per lavoro, spesso sfruttati da qualcuno, o alla ricerca di qualcos’altro. Il giornalista aquilano Francesco Paolucci ha realizzato un servizio proprio sullo sfruttamento degli immigrati, sulle loro paghe miserevoli e sulle loro precarie condizioni di vita. Rispetto a queste considerazione vanno aggiunte quelle degli organi preposti l’ex prefetto Maria Giovanna Iurato quando ha lasciato il suo incarico ad ottobre del 2012 asserì che durante il suo operato la criminalità non è aumentata (sic). Il successore Francesco Alecci, di fronte ad una lettera del sindaco Massimo Cialente in cui chiedeva più controlli, ha risposto che la situazione non è particolarmente critica ed è in fase di realizzazione un Piano di contrasto alla criminalità che vedrà coinvolto anche il Corpo di Polizia Municipale. Appunto, la criminalità va contrastata, non le si può dare la possibilità di attecchire come sta accadendo a L’Aquila. Ormai c’è un problema di sicurezza e l’articolo 2 del Testo Unico sulle leggi di pubblica sicurezza sancisce che Il Prefetto, nel caso di urgenza o per grave necessità pubblica, ha facoltà di adottare provvedimenti per la tutela della sicurezza pubblica.

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537178_566512663383708_2064217538_nIl compito di ogni cittadino, non solo di chi governa, è di tutelare l’ambiente, il territorio. La manifestazione che si terrà a Pescara il 13 aprile ore 15.30 è un’occasione per ribadire ai ministeri  che la costa abruzzese va difesa contro gli interessi delle compagnie petrolifere. I parlamentari abruzzesi del MoVimento 5 stelle, da quando si sono insediati, sono impegnati per una battaglia importantissima: fermare il progetto Ombrina mare 002,  ovvero il più grande impianto estrattivo dell’Adriatico. La cittadina Rosetta Enza Blundo ha presentato prima un’interrogazione orale e successivamente un disegno di legge come prima firmataria (insieme a Santangelo) per chiedere la modifica dell’art. 6 comma 17 del D.L. 9 febbraio 2012, n. 5, recante “Disposizioni in materia di semplificazione e sviluppo” che consente a chiunque fosse già in possesso di una licenza di ricerca o di prospezione prima dell’agosto 2010, non solo di riprendere l’attività, ma addirittura svolgerne di nuove. Con la legge attuale viene offerta alle compagnie petrolifere la possibilità di accrescere lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi nelle acque al largo della costa italiana aumentando notevolmente i rischi di contaminazione delle stesse, in particolare lungo la costa adriatica, destando forti preoccupazioni nelle comunità locali. Il progetto Ombrina 2 interessa il litorale fra Ortona, San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia e Torino di Sangro e prevede la costruzione di una piattaforma per estrazione di petrolio con annessa nave FPSO (Floating Production Storage Offloading), un vero e proprio centro oli galleggiante lungo 350 metri per la desolforazione sul posto del petrolio e del gas estratti dai fondali marini a soli 9 chilometri dalla riva. Basandosi sui  dati statistici registrati dalla OIL and GAS UK sulle strutture di estrazione britanniche del Mare del Nord, si rischierebbero come minimo almeno quattro incidenti l’anno tra incendi, esplosioni e sversamenti, dati che, conteggiati per i 24 anni in cui la piattaforma e la FSPO sarebbero in funzione, vorrebbero dire in tutto 68 perdite in mare ed una ventina di incendi.  La situazione attuale non è per niente facile: da una parte c’è un decreto interministeriale (Ministero dell’Ambiente e Ministero per i beni e le attività Culturali) di VIA (valutazione impatto ambientale) e dall’altra il parere negativo della Regione Abruzzo sulla procedura di VIA. A fronte di tali contrasti il 7 marzo 2013, presso il Ministero dello Sviluppo economico si è tenuto un incontro sul progetto Ombrina Mare 2 e la decisione finale è stata quella di  procedere ad un approfondimento del progetto e del suo impatto sul territorio e sull’economia dell’area chietina.  

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no morti sul lavoroIeri, 9 aprile, cinque lavoratori hanno perso la vita: a Bologna un uomo di 51 anni e’ morto schiacciato dal suo mezzo, un carro attrezzi, durante le operazioni di rimozione di un’auto in sosta vietata. Dai primi accertamenti sembra che il veicolo, fermo su una rampa molto ripida, si sia spostato all’indietro travolgendo l’autista sceso per un controllo. A Como non ce l’ha fatta Romeo D’Ettore, 57 anni, lunedì, mentre scaricava un autotreno,  un rotolo di rete metallica lo ha travolto e ieri è deceduto. A Palermo un operaio di 41 anni, Giovanni Mannino, stava lavorando nel cantiere per la realizzazione della linea tranviaria in via Leonardo da Vinci è morto dopo essere stato travolto da un camion che faceva retromarcia. Valtina, Alto Adige, un boscaiolo  è stato travolto e ucciso da un albero. A Canosa Sannita un pensionato di 71 anni stava guidando una pala meccanica tipo caterpillar per sistemare il suo terreno, per cause ancora da accertare, si è ribaltato in un dirupo rimanendo schiacciato sotto il mezzo. Dall’inizio dell’anno sono morti più di 100 lavoratori, nel 2012, secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna, sono morti 1180 lavoratori e contemporaneamente sono stati persi più di un milione di posti di lavoro. Nonostante la chiusura delle aziende, il numero di uomini e donne, che perdono la vita sul lavoro, è altissimo. Gli incidenti mortali che avvengono in agricoltura, per il ribaltamento del mezzo, potrebbero essere evitati ad esempio intervenendo sul rafforzamento della cabina. Le statistiche dimostrano che nelle aziende dove è presente il sindacato e, almeno un rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, gli incidenti sono minimi o non si verificano affatto. La crisi non può essere l’alibi per tagliare la sicurezza, anzi, in questi momenti difficili si deve tenere alta l’attenzione perché i diritti alla vita e alla salute nei luoghi di lavoro, vengono prima di ogni altra cosa. La classe politica, i sindacati e le associazioni di categoria hanno precise responsabilità sulla scomparsa del diritto al lavoro. Una volta si lavorava per vivere, ora per salvare la propria pelle.

Riporto uno stralcio della testimonianza tratta dal libro Morti Bianche, Milena Ben ha perso suo figlio sul lavoro il 18 maggio del 1995: “La disperazione è indescrivibile, non si può perdere un figlio per il lavoro. Non si metabolizza mai la perdita di un figlio, forse può diventare meno pesante, ma non sempre (purtroppo). Dicono che con il tempo si potrebbe anche accettare, del resto non rimane nulla da fare. Se potessimo far resuscitare i morti, in tanti ci proveremmo. La morte tragica di un figlio, con il passare del tempo fa solo sentire che hai perso per sempre la persona più cara che avevi, ti fa sentire impotente, sola in mezzo a tanta gente.

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leggeNel corso di questi anni ho scritto libri sulle morti sul lavoro, sul terremoto di L’Aquila, sulle morti in carcere e sugli imprenditori in difficoltà. Spesso mi è stata rivolta la domanda: “Cosa hanno in comune questi temi così diversi?”. A prima vista sembrerebbe che questi temi sociali siano distanti l’uno dall’altro, invece sono accomunati da una piaga italiana: l’ingiustizia. I processi si archiviano come nel caso di Niki Aprile Gatti perché, se da una parte c’è un cittadino morto in carcere per cause anomale (ancora più anomalo il motivo del suo arresto per frode fiscale… visti i tempi moderni dovremmo avere molti dirigenti di banca, politici in galera, ma così non è), dall’altra parte c’è lo Stato che decide di lavarsi le mani con la sentenza: suicidio.Nella vicenda di Riccardo Rasman i poliziotti, i tutori della legge, uccidono con rara brutalità un ragazzo, in cura presso il centro mentale di Domio, e vengono condannati a sei mesi. A L’Aquila si è tenuto il processo per la Commissione Grandi Rischi, composta da esperti che avrebbero dovuto dare le giuste indicazioni in caso di terremoto…. invece hanno rassicurato tutti. In primo grado sono stati condannati. La Commissione Grandi Rischi è composta da vertici dell’Ingv, della Protezione Civile che  sono a nomina politica… il commento alla sentenza: processo alla scienza. Franca Mulas ha perso a distanza di pochi mesi figlio e marito che lavoravano in un’impresa edile ed ha visto prescriversi il reato di omicidio colposo. La stessa sorte è  toccata a Piera Petrini Levo,un’imprenditrice, che ha dovuto trovare la forza per denunciare le lobby bancarie che, a causa dei derivati, le stavano facendo fallire l’azienda. Oggi nessuna condanna per i funzionari  rinviati a giudizio: il reato di truffa si è prescritto. Molta ingiustizia è stata alimentata da una legge varata dal Governo Berlusconi: la legge 251/2005 (la cosiddetta ex Cirielli) la quale interviene sia sui reati di usura che sulla prescrizione i termini coincidono con il massimo di pena edittale prevista per il tipo di reato.La prescrizione dovrebbe incentivare a velocizzare i processi, arrivare alla verità, prima che non sia più possibile, invece, in un Paese scarsamente civile come il nostro, serve per non punire gli intoccabili quando violano la legge.

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424669_10150527146787541_1355936771_nQuattro primavere, quattro estati, quattro autunni, quattro inverni. Sono trascorsi così quattro anni dal 6 aprile 2009. Il silenzio è ancora protagonista del centro storico. I cantieri avviati sono ancora pochi rispetto all’inagibilità di una città. Molti abitanti si sono guardati intorno, privi di risposte sul loro futuro, sono migrati; tanti ci pensano spesso, altri si sono pentiti di non averlo fatto subito dopo il terremoto. Cedono i puntellamenti che ormai hanno accumulato pioggia, neve, vento, sole e cede anche la forza di chi aveva riposto speranze nella ricostruzione dell’Aquila. Si sono succeduti commissari, ordinanze, delibere che hanno creato solo la certezza di un progetto C.A.S.E. (circa 4.400 alloggi) costato 833 milioni di euro e caro da mantenere (oltre 8 milioni di euro l’anno). (Ci sono anche i M.A.P ed i M.U.S.P, ma mi limito al progetto C.A.S.E.) Se tutti questi milioni di euro fossero stati dati ai cittadini, sarebbero toccati finora oltre 180.000 euro a famiglia. Il condominio dove abito è composto da 8 famiglie, quindi sarebbe spettato almeno un milione e quattrocentomilaeuro, buttare giù il palazzo costa un milione e mezzo (ci deve guadagnare l’amministratore del condominio, l’ingegnere, ecc.). Qualcuno si chiederà: “E nel frattempo? Ci mettevano nei container?” Nel frattempo avremmo potuto accettare l’offerta della società olandese: moduli abitativi arredati al costo di 800 euro/mq (niente a che vedere con i container, sono gli stessi moduli con cui si costruiscono le università olandesi).

293820_10150625390052541_1141425841_nL’emergenza terremoto per la sistemazione degli sfollati in tendopoli, alberghi, caserme è costata, a detta di Bertolaso, due miliardi di euro, quindi si potevano utilizzare questi soldi per acquistare i moduli per un costo complessivo di circa 250 mila euro (70 mq per modulo) e urbanizzazione l’area dove sarebbero stati collocati, ma la proposta fu rifiutata e non è difficile capire i motivi, con le varie inchieste che hanno coinvolto le cricche. Il miliardo (inizialmente erano due) messo a disposizione dall’Inail, per un problema burocratico, è stato utilizzato solo in parte l’anno scorso per la nuova sede dell’Agenzia delle Entrate. Con le donazioni sono stati raccolti tantissimi soldi: oltre 75 milioni di euro (32 milioni destinati alla realizzazione del progetto C.A.S.E., 6 milioni per l’urbanizzazione, 22 milioni per i M.A.P., 9 milioni per un piano di interventi a carattere pubblico e sociale, spiccioli alle imprese tramite Etimos). Nessuno ha fatto il conto di quanto sono costate le innumerevoli visite di Berlusconi, qualcuna di Napolitano, la visita dei deputati del Pd, molte di Barca (quando si spostano hanno al seguito auto blu, scorta, dispendio di forze di polizia locali) Per il quarto anniversario ci sarà il Presidente del Senato e qualcuno propone una seduta del Senato a L’Aquila: altri soldi pubblici che se ne vanno… imitando la seduta del Consiglio dei ministri ed il summit del G8 voluti da Berlusconi.

292251_10151318259747541_28450666_nNel corso del tempo l’uomo per alcuni aspetti è regredito. Basta pensare che dopo il terremoto distruttivo del 1349 il Gran Cancelliere del Regno di Napoli, appartenente ad una potente famiglia aquilana, di fronte alla prospettiva di vedere spopolata la città, fece sbarrare con delle tavole le brecce apertesi nelle mura ed istituì dei presidi. Nel 1456 un terremoto colpì nuovamente la città e venne ricostruita subito grazie alla ricchezza di quel tempo. Nel 1703 ci fu un altro terremoto distruttivo, palazzi e monumenti distrutti o rasi completamente al suolo, ma L’Aquila fu ricostruita dalla forza e dalla tenacia di pochi abitanti rimasti e fu ripopolata per volontà di Clemente XI che impose ad un certo numero di preti e suore di svestire l’abito talare e contribuire a ricostruire la città e i nuclei familiari.

L’Aquila è stata lasciata in balia degli sciacalli di ogni genere, grazie alla superficialità con cui sono stati svolti i controlli sulle certificazioni antimafia, la criminalità organizzata è riuscita ad accaparrarsi molti appalti del progetto C.A.S.E. Successivamente delinquenti di rango inferiore hanno gestito i furti in appartamenti e del rame; proprio mentre il Prefetto dalla risata facile lasciava una città, a detta sua, con una criminalità invariata (ammesso che sia vero, l’obiettivo non dovrebbe essere la diminuzione?)

(foto di Maurizio Aloisi, la parte storica è presa dal libro Ju tarramutu)

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