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Archive for the ‘commissione grandi rischi’ Category

leggeNel corso di questi anni ho scritto libri sulle morti sul lavoro, sul terremoto di L’Aquila, sulle morti in carcere e sugli imprenditori in difficoltà. Spesso mi è stata rivolta la domanda: “Cosa hanno in comune questi temi così diversi?”. A prima vista sembrerebbe che questi temi sociali siano distanti l’uno dall’altro, invece sono accomunati da una piaga italiana: l’ingiustizia. I processi si archiviano come nel caso di Niki Aprile Gatti perché, se da una parte c’è un cittadino morto in carcere per cause anomale (ancora più anomalo il motivo del suo arresto per frode fiscale… visti i tempi moderni dovremmo avere molti dirigenti di banca, politici in galera, ma così non è), dall’altra parte c’è lo Stato che decide di lavarsi le mani con la sentenza: suicidio.Nella vicenda di Riccardo Rasman i poliziotti, i tutori della legge, uccidono con rara brutalità un ragazzo, in cura presso il centro mentale di Domio, e vengono condannati a sei mesi. A L’Aquila si è tenuto il processo per la Commissione Grandi Rischi, composta da esperti che avrebbero dovuto dare le giuste indicazioni in caso di terremoto…. invece hanno rassicurato tutti. In primo grado sono stati condannati. La Commissione Grandi Rischi è composta da vertici dell’Ingv, della Protezione Civile che  sono a nomina politica… il commento alla sentenza: processo alla scienza. Franca Mulas ha perso a distanza di pochi mesi figlio e marito che lavoravano in un’impresa edile ed ha visto prescriversi il reato di omicidio colposo. La stessa sorte è  toccata a Piera Petrini Levo,un’imprenditrice, che ha dovuto trovare la forza per denunciare le lobby bancarie che, a causa dei derivati, le stavano facendo fallire l’azienda. Oggi nessuna condanna per i funzionari  rinviati a giudizio: il reato di truffa si è prescritto. Molta ingiustizia è stata alimentata da una legge varata dal Governo Berlusconi: la legge 251/2005 (la cosiddetta ex Cirielli) la quale interviene sia sui reati di usura che sulla prescrizione i termini coincidono con il massimo di pena edittale prevista per il tipo di reato.La prescrizione dovrebbe incentivare a velocizzare i processi, arrivare alla verità, prima che non sia più possibile, invece, in un Paese scarsamente civile come il nostro, serve per non punire gli intoccabili quando violano la legge.

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iuratoIl terremoto del 6 aprile 2009 ha cambiato la vita agli abitanti di un’intera regione e non solo. Da quasi quattro anni ci sono genitori che non possono abbracciare più i loro figli, nonni che non hanno conosciuto il nipote che sarebbe nato di lì a pochi giorni, figli che non  possono più vedere i sorrisi dei loro genitori. Ognuno di loro si porta dentro dei rimorsi: “E se non avessi dato retta alla televisione, e se non avessi dato retta alla Commissione grandi rischi, e se avessi dormito in macchina…” Se fosse andata così, probabilmente le vittime del terremoto non sarebbero state 309. Gli studenti del Convitto, quelli della Casa dello studente, quelli che abitavano in case fatiscenti e quelli che abitavano in case nuove, ma costruite in virtù di leggi: speriamo che non accada nulla, sarebbero tutti ancora qui a costruire il loro futuro. Invece non è andata così, ed ogni anno il 6 aprile si tiene una fiaccolata per non dimenticare… per non dimenticare che Silvio Berlusconi ci ha fatto una campagna elettorale con il terremoto di L’Aquila, ci ha fatto lavorare imprese in odore di mafia, ha riconfermato quel sistema italiano basato su corruzione, mazzette, rapporti amicali e clientelari. Per non dimenticare che alle 3 e 32 c’era chi moriva schiacciato dal peso delle macerie, dalla polvere del cemento e chi si sfregava le mani perché da quelle macerie, da quella polvere ne avrebbe tratto beneficio. Per non dimenticare che gli appalti si spartivano fra un massaggio e l’altro nel Salaria sport village mentre agli aquilani stavano per appioppare un progetto C.A.S.E. che dal giorno dopo avrebbe incominciato a sgretolarsi. Per non dimenticare che gli isolatori sismici non sono stati testati e c’è un processo incorso. Per non dimenticare che la magistratura sta portando avanti le inchieste sulle responsabilità dei massimi esperti di terremoto che hanno rassicurato. Per non dimenticare che non è la scienza che si processa, ma un sistema basato su coperture reciproche. Per non dimenticare che la magistratura sta portando avanti le inchieste sui responsabili dei crolli affinchè non siano coloro che ricostruiranno la città.  Per non dimenticare che c’è un centro, una periferia dove la case sono ancora come il 6 aprile 2009. Per non dimenticare che l’ex Prefetto Gabrielli apostrofava il popolo delle carriole come cialtroni perché si ribellava ad un’informazione falsa. Per non dimenticare che dopo Gabrielli è stata inviata la Iurato, indagata per il suo operato a Napoli, e questa finse commozione di fronte ai morti, non del terremoto, ma della responsabilità umana.

Alla prossima fiaccolata potrebbero venire tutti coloro che hanno guadagnato sorrisi dal terremoto, magari, questa volta, una risata potrebbe toccare agli aquilani.

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In questi giorni la sentenza di primo grado, che condanna i sette membri della Commissione Grandi Rischi a 6 anni, è stata oggetto di critiche. Non sarebbe possibile condannare la scienza. Come al solito la stampa quando si parla del terremoto di L’Aquila fa sempre un po’ di confusione: tempestività dei soccorsi, ricostruzione della città, scienziati condannati ingiustamente. Le prime due sono state ampiamente smentite, per l’ultima affermazione riporto alcune testimonianze del libro “Ju tarramutu. La vera storia del terremoto in Abruzzo” uscito ad ottobre 2009:

Giustino Parisse, giornalista che ha perso due figli: «Aspettavamo il risultato della riunione del 31 marzo con la Commissione grandi rischi, il sindaco, gli assessori. Il giornale aveva preparato un paginone con il numero delle scosse, l’intensità, quando e dove c’erano state. Loro dissero: “E’ tutto a posto!”. Ora si scoprono le varie faglie, compresa quella di Paganica che non era stata studiata molto. Gli esperti dovevano dire che questo sciame sismico può presupporre una forte scossa. se state in una casa in cemento armato: potete stare abbastanza tranquilli; in una casa in pietre: fate attenzione. Se io fossi stato messo in allarme in quel modo, forse mi sarebbe venuto in mente di uscire fuori, di dormire in auto. Come operatore dell’informazione venivo informato male, e di conseguenza informavo male. Il paradosso è che la prima vittima sono stato io.»

Gaetano De Luca, fisico del Dipartimento di Protezione Civile: «Nel 1999 con molte difficoltà interne decidemmo di rendere pubbliche queste conoscenze. La nostra (mia e dell’ing. Giovanni Dongiovanni) intervistafu pubblicata dai giornali locali. In Italia ci sono due “banalità: il geologo dice che in Italia abbiamo un’alta pericolosità sismica (ma non ci serve lui, ce lo dice la storia) e l’ingegnere diche che abbiamo tantissimi centri storici con alta vulnerabilità (ma non ci serve lui, abbiamo u patrimonio antico è normale che lo sia) noi aggiungevamo il fattore 10. Quindi bisognava pensare a mettere in sicurezza il centro storico. Il mattino seguente, sul mio tavolo c’era una lettera di censura, non dovevo dire quelle cose e incominciò il mobbing nei miei confronti: mi furono tolti tutti gli strumenti per poter lavorare»

Maurizio Aloisi, cittadino aquilano: «Non si può vivere in un Paese dove non si fa prevenzione, dove si sottraggono risorse al soccorso pubblico, ai Vigili del Fuoco sotto organico con turni massacranti e mal pagati. In una condizione del genere ci si aspetta, da chi è deputato a governare, di organizzare dei piani di soccorso in caso di terremoto, ma soprattutto di informare e non nascondere ai cittadini il pericolo che corrono.»

Luigi Idrofano, Vigile del Fuoco in servizio la notte del 6 aprile a L’Aquila: «La gente ci chiedeva che cosa dovesse fare, se rientrare o rimanere all’aperto in piazza; ciò mostrava l’inesistenza di una pianificazione, adesempio campi base, che purtroppo non sono di nostra competenza. Non abbiamo mai detto: “Rientrate in casa, perché non succederà niente!”»

Claudio Martinazzo, medico dell’ospedale San Salvatore: «Nessuno ha dato mai notizie su quello che dovevamo fare, sulle cose pratiche, questo lo dico come medico  non come cittadino. Non avevamo un piano di evacuazione e non abbiamo mai fatto esercitazioni in caso di terremoto, incendio. Se la scossa fosse stata in piena giorno nessuno avrebbe saputo come comportarsi.»

Antonietta Centofanti, zia di Davide Centofanti morto nel crollo della Casa dello studente. «Nei mesi precedenti al 6 aprile se avessimo avuto al Governo delle persone responsabili si poteva e doveva tener conto dello studio di Abruzzo Engineering. Nel 2004 aveva segnalato una serie di edifici strategici e scuole a rischio di sisma. Questo studio, pagato cinque milioni di euro, è rimasto nel cassetto.»

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L’Aquila ha subito vari terremoti nella sua storia, molti dei quali distruttivi.
Il primo terremoto di cui si ha notizia risale al 13 dicembre1315, le scosse si perpetrarono per quattro settimane, provocando numerose vittime. Gli aquilani vissero all’aperto o sotto rifugi di fortuna in pieno inverno.
Il 13 aprile 1348 si ebbe un sisma che causò lievi danni.
Un terremoto devastante, invece, si verificò il 9 settembre 1349: anche in quella occasione vi furono molti danni e le vittime furono circa 800, (le cronache dell’epoca riportano lunghi tratti della cinta muraria caduta o sbrecciata). La nube di polvere che gravò sulla città per lungo tempo impedì le ricerche dei sopravvissuti sepolti dalle macerie.
Nel 1456 un nuovo terremoto colpì L’Aquila nel suo periodo di massimo splendore. Si registrarono vittime e danni.
Un terremoto ben più devastante si ebbe il 26 novembre 1461 con una intensità pari al 6,4 (scala Richter) successivamente alla scossa principale vi furono altre scosse che si protrassero per due mesi.
Il 2 febbraio 1703: terremoto della Candelora. (Per molti aspetti  ricorda quello del 2009). Le cronache dell’epoca  narrano che nell’ottobre del 1702 iniziò un lungo sciame sismico che durò  per diversi mesi. La popolazione aquilana passò per paura l’inverno dentro rifugi di fortuna. Dopo che per un certo numero di giorni non si avvertirono più le scosse, per ringraziare la fine dello sciame sismico molti cittadini aquilani (ognuno del proprio borgo o quarto) si ritrovarono nelle chiese ai vespri,  quando avvenne la forte scossa pari al 6.7 gradi della scala Richter, vi furono tremila morti; solo nella chiesa di San Domenico quasi ottocento e oltre seimila durante il corso dell’anno. Vi furono molti danni, quasi tutte le chiese e i palazzi riportarono danni significativi, se non rasi al suolo. Le persone sopravvissute abbandonarono la città ritenuta poco sicura.
Vi furono altri terremoti nella storia di L’Aquila molto meno distruttivi dei precedenti, quello che devastò la Marsica, il 13 gennaio del 1915, provocò danni anche nel capoluogo, ma solamente ai palazzi del centro storico.
Il 6 aprile 2009 ore 3.32: la grande scossa. Erano ormai mesi che gli aquilani avvertivano scosse di terremoto, fin dall’ottobre 2008, e con il passare dei mesi si erano intensificate. Che L’Aquila sia una città sismica ad alto rischio ce lo dice la storia:  è stata distrutta ben tre volte dalla sua origine, era il “terremoto amico” che avvertiva, quasi  supplicava di intervenire, di fare qualcosa. Le autorità preposte però, non prendevano provvedimenti, un silenzio assordante quasi come il terremoto. Un cittadino si aspetta  che chi ha mandato a rappresentarlo si preoccupi di lui, della sua sicurezza.
Non si può vivere in un Paese dove non si fa prevenzione, dove si sottraggono risorse al soccorso pubblico, ai Vigili del Fuoco (sono gli unici per capacità e professionalità) sotto organico con turni massacranti e mal pagati. In una condizione del genere ci si aspetta, da chi è deputato a governare, di organizzare dei piani di soccorso in caso di terremoto, ma soprattutto di informare e non nascondere ai cittadini il pericolo che corrono.” Introduzione di Maurizio Alosi al libro “Ju tarramutu” uscito ad ottobre 2009 ben prima delle intercettazioni che dimostrano l’incapacità di svolgere il ruolo ricoperto da Guido Bertolaso. Il medico, ex Capo della Protezione Civile, definì lo sciame sismico del 2009  normale, lo si evince da queste intercettazioni che risalgono al 30 marzo 2009, giorno in cui ci fu la scossa più forte fino a quel momento. Il giorno dopo a L’Aquila si riunì  la Commissione Grandi Rischi, composta da esperti di terremoti e non da medici, che ripetè le parole di Guido Bertolaso.

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Oggi la signora Adriana che vive nel Progetto C.A.S.E. a Collebrincioni (AQ) riceve una visita. Suonano alla porta. Un signore di mezza età con la figlia. Chiedono chi è l’intestatario. Lo appuntano su un foglio di carta e le chiedono di firmare accanto. Chi sono non è dato sapere. E la privacy? Quella è solo per i politici. Le lasciano un libro: L’Aquila: il Progetto C.A.S.E. Edito da IUSSPRESS (casa editrice  dell’Istituto Universitario di Studi Superiori IUSS, fra i patner anche Mediaset). Chi c’è fra i membri del comitato editoriale? Il professore Gian Michele Calvi. Sismologo, Presidente dell’istituto della Protezione Civile Eucentre di Pavia. Direttore dei lavori del Progetto C.A.S.E. Il 31 marzo era fra gli esperti che facevano parte della Commissione Grandi Rischi. Quelli che hanno rassicurato la popolazione aquilana provocando 309 morti. Anche lui ha ricevuto l’avviso di garanzia a seguito dell’incompetenza dimostrata a L’Aquila prima del 6 aprile e ne ha ricevuto uno dopo il 6 aprile per il reato di frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta  nell’ambito dell’inchiesta su gli isolatori sismici. Per farla breve gli isolatori non sono stati collaudati e non è detto che siano realmente antisismici! Per fortuna Pavia non è zona sismica!

Sul retro viene tutto spiegato per benino. Un’iniziativa editoriale dei Costruttori ForCase, protagonisti della ricostruzione in Abruzzo, per raccontare da un punto di vista privilegiato un’esperienza rivoluzionaria sotto il profilo sociale, tecnologico e gestionale. Oltre 400 pagine, 600 fotografie, 200 immagini, diagrammi e disegni tecnici. Dalla visionaria idea iniziale alla consegna degli alloggi in tempi record. I progetti, gli appalti, le realizzazioni, i cantieri, i costi, le soluzioni tecnologiche dei più innovativi operatori del settore edilizio: efficienza energetica, sostenibilità ambientale, sistemi costruttivi in legno, acciaio e calcestruzzo, prefabbricazione e industrializzazione. I risultati e i contenuti di un cantiere straordinario per un nuovo approccio alle sfide future.

Tanto per capire dove ha le mani in pasta e fa danni Gian Michele Calvi
Incarichi Pubblici e Accademici
• Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, IUSS, Pavia (www.iusspavia.it)
• Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di Pavia (2000 – 2010, www.unipv.it)
• Visiting Professor, University of California, San Diego (1990)
• Fondatore e Direttore, ROSE School, IUSS, Pavia (circa 120 studenti di master e dottorato in ingegneria sismica e sismologia applicata, ammissione inferiore al 5% delle domande, www.roseschool.it, www.meees.org)
• Fondatore e Presidente, EUCENTRE, Pavia (il più potente laboratorio Europeo per la ricerca sperimentale in ingegneria sismica, circa 110 ricercatori, www.eucentre.it)
• Componente del Consiglio Direttivo, INGV, Roma (2003 – 2009, www.ingv.it)
• Componente del Comitato Scientifico, OGS, Trieste (www.ogs.trieste.it)
• Componente del Consiglio di Amministrazione, Fondazione GEM, Pavia (www.globalquakemodel.org)
• Componente della Commissione Grandi Rischi, Presidenza del Consiglio dei Ministri
• Componente del Comitato Scientifico dell’EXPÒ 2015 a Milano

Esperienza Professionale
• Principale, Studio Calvi s.r.l. (società di ingegneria, circa 40 dipendenti, www.studiocalvi.eu)
• Principale, EQCO s.r.l. (società di consulenza in ingegneria sismica, www.eqco.it)
• Progettista, direttore dei lavori, consulente, collaudatore di centinaia di opera, tra le quali:
– il viadotto di Bolu, Turchia, 119 campate, dopo i danni subiti nel terremoto di Duzce, 1999
– il ponte strallato Rion Antirion, lungo 2.883 m con campate di 560 m, , Grecia
– il termovalorizzatore di Acerra, Napoli, con capacità di 600,000 ton/anno di rifiuti e potenza nominale di 130 MW)
– il ponte strallato South Crossing, in Ecuador, con campate di 420 m
– il progetto di ricostruzione seguito al terremoto de L’Aquila, 2009, con 185 edifici sismicamente isolati per mezzo di circa 7.000 isolatori, completato in circa sei mesi

Qualche foto del progetto C.A.S.E. non presente sul librone

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