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Archive for the ‘L’Aquila’ Category

natale2Il tempo trascorre e nessuno lo può fermare. Si arresta solo per chi non c’è più.

Mancano i volti, i sorrisi, le voci, nelle abitazioni, nelle strade, nelle piazze. Bisogna aspettare l’evento per riempire le vie, ma in alcuni casi non c’è nessuno evento che possa riportare la vita.

Mancano le idee, i progetti, una politica costruttiva, la ricostruzione delle abitazioni, la ricostruzione sociale. Manca la città, quella vivibile, quella a portato di uomo. Manca la normalità, quella che c’è in tutte le altre città e lo scopri ogni volta che percorri un marciapiede con vetrine, persone che guardano, commentano.

Riccardo, 16 anni, esce il sabato sere e commenta: “Questa città mi va stretta”, a tanti è andata stretta: L’Aquila ha sempre offerto poco, ma oggi non offre nemmeno un corso principale illuminato. Laura, 36 anni, ogni volta che lascia la città sente una sensazione di liberazione, leggerezza, tornare… tornare a volte è impossibile e, a volte, è difficile andare via per sempre. Ma viverci dà la sensazione di trovarsi in un set di un film horror, senza effetti speciali. Con l’avvicinarsi dell’anniversario del terremoto è impossibile non ricordare, ed è avvilente vedere la farsa della commemorazione con coloro che promettono ogni anno, con le stesse parole, con lo stesso sguardo, ma per 364 giorni, pur avendo la possibilità, non fanno nulla di concreto.

Mancano la piazza, il mercato, le grida del fruttivendolo, il parcheggio in doppia fila, fischiettio di rimprovero del vigile. È stato spostato tutto, ma ciò che nasce in un luogo, se viene estirpato, non sempre attecchisce in un altro posto.

Marco non è mai più tornato in centro: “Non c’è niente, che vai a vedere? Le impalcature? Quello che non c’è? Il vuoto? Il silenzio? Il buio?” Donatella invece per non perdere l’appartenenza vorrebbe tornarci il più possibile.

Sono sensazioni, stati d’animo, impressioni che si hanno dopo 5 anni senza…. L’Aquila

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Amianto e MacerieIl terremoto, l’incuria dell’uomo a L’Aquila hanno provocato 309 vittime. Quella notte decine di palazzi si sono sbriciolati su loro stessi, tanti sono rimasti lesionati. La maggior parte dei quartieri periferici sono stati costruiti intorno agli anni ‘70/80 e in questo periodo venivano utilizzati manufatti in amianto. Il pericolo sorge quando c’è  aerodispersione perché può comportare un rischio cancerogeno e la dispersione di fibre in aria può verificarsi in caso di degrado e/o in caso di disturbo dei manufatti contenenti amianto. Con queste premesse in Italia, Paese sismico, dovrebbe esserci una manutenzione, o meglio una bonifica, di tutti quei fabbricati pericolosi per la salute dell’uomo. Ma, qualora venga fatto, non è sufficiente mettere in sicurezza, confinare i materiali contenenti amianto o bonificare gli edifici rimuovendoli, occorre anche smaltire correttamente i rifiuti prodotti. A L’Aquila da mesi si demoliscono palazzi con evidenti parti in amianto: comignoli, tettoie, tubi ecc., e non viene effettuata nessuna bonifica, infatti dalle foto (di Maurizio Aloisi) è possibile vedere come fra le macerie vi siano manufatti di amianto. Casale Monferrato ci ha insegnato che l’amianto uccide dopo anni rispetto alla sua inalazione: chi non aveva mai lavorato all’Eternit si è ammalato di mesotelioma pleurico perché un trenino, contenente amianto, dalla stazione raggiungeva lo stabilimento attraversando il centro di Casale. L’Aquila e tutti i paesi del cratere, dove si stanno facendo demolizioni o si dovranno fare, sono a rischio amianto. Ci potrebbe essere una soluzione? Esiste un documento elaborato nel 2011 da Laura Palmas e Sabrina Romano (dell’istituto ENEA), validato dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro nella seduta del 30 maggio 2012, sul  tema della pianificazione della manutenzione dei manufatti contenenti amianto (MCA). In questo documento è prevista la figura del responsabile per il controllo e la manutenzione dei MCA che deve:

  • monitorare lo stato di conservazione dei MCA;
  • autorizzare espressamente eventuali interventi sui MCA onde evitare i rischi derivanti dal disturbo dei materiali suddetti: gli esiti delle indagini di monitoraggio devono essere trasmessi agli occupanti degli edifici interessati al problema, agli addetti alle manutenzioni, ad eventuali appaltatori esterni, e devono essere definiti specifici permessi di lavoro.

Nel caso che sia accertata la presenza di amianto, il proprietario dell’immobile e/o il responsabile dell’attività dovrà:

  • designare una figura responsabile con compiti di controllo e coordinamento di tutte le attività manutentive che possono interessare i MCA;
  • tenere un’idonea documentazione da cui risulti l’ubicazione e lo stato di conservazione dei manufatti contenenti amianto;
  • porre idonei segnali di avvertenza sulle installazioni soggette a frequenti interventi manutentivi (caldaie, tubazioni, tramezzi) allo scopo di evitare che l’amianto venga inavvertitamente disturbato e quindi disperso in aria;
  • garantire il rispetto di efficaci misure di sicurezza durante le attività di pulizia, gli interventi manutentivi e in occasione di qualsiasi evento che possa causare un disturbo dei materiali di amianto;
  • predisporre una specifica procedura di autorizzazione per le attività di manutenzione: tutti gli interventi effettuati dovrà essere tenuta una documentazione verificabile;
  • fornire una corretta informazione agli occupanti dell’edificio sulla presenza di amianto nello stabile, sui rischi potenziali e sui comportamenti da adottare;
  • provvedere, nel caso siano in opera materiali friabili, a far ispezionare l’edificio almeno una volta all’anno (da personale esperto in grado di valutare le condizioni dei materiali), redigendo un dettagliato rapporto corredato di documentazione fotografica; copia del rapporto dovrà essere trasmessa alla ASL competente la quale può prescrivere di effettuare un monitoraggio ambientale periodico delle fibre aerodisperse all’interno dell’edificio.

Le regole esistono e sono molto ben definite, la domanda per il sindaco Cialente (pneumologo), per la Asl, per tutti gli organi preposti al monitoraggio dell’amianto, è: “Abbiamo perso una città e tanti concittadini, perché si continua a perseverare nell’errore di essere superficiali di fronte alla salute, la vita?”

video di una demolizione

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centraleLa Regione Abruzzo nel 2004 ha sottoscritto un accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente avente ad oggetto l’attuazione di un programma per la valorizzazione delle biomasse nel territorio della Regione Abruzzo. L’obiettivo è attivare filiere efficienti per la valorizzazione della biomassa a scopo energetico in quanto il  patrimonio forestale consistente va difeso e valorizzato attraverso una gestione ispirata ai principi della sostenibilità. Proprio in questa ottica va considerata la risorsa legno che può essere utilmente destinata alla produzione della energia rinnovabile. Queste erano le motivazioni con cui lo stato e la nostra regione firmavano l’accordo. Ovviamente non è andata così sola per la nostra regione, anche in Piemonte c’è stato un percorso simile che però, già dal 2010, ha trovato come primo oppositore il WWF. L’associazione ambientalista sostiene che il progetto energetico da biomasse forestali della regione Piemonte, ma si può applicare a tutte le regioni, sia uno sperpero di denaro pubblico e un enorme danno ambientale. Il legno non è un materiale abbondante e gratuito è un materiale prezioso, limitato e di enorme valore bio-ecologico, un patrimonio da trasmettere alle generazioni future.  Dal punto di vista energetico, il legno si caratterizza per avere un contenuto energetico pari a circa un quarto di quello del gasolio. Prendendo in considerazione le tecnologie consolidate, gli standard degli impianti termoelettrici alimentati a biomasse sono caratterizzati da rendimenti elettrici bassi, attorno appena al 26%, con valori sensibilmente inferiori alle altre tecnologie usate oggi in Italia: olio combustibile (36%), carbone (42%) e turbogas a ciclo combinato (56%). Una centrale a biomassa da 10MW elettrici assorbe tutta la produzione di legname di oltre 7500 ettari, significa che bisogna rastrellare il legname in un raggio di decine di chilometri, con trasporti che richiedono migliaia di camion. Per una centrale da 10MW servono 4600 camion da 20t l’anno. A L’Aquila si sono avviati i lavori per una centrale a biomasse da 4,9MW, il progetto è stato accolto con benevolenza da Confidustria, Cgil, Cisl per l’uscita dalla crisi: creerebbe circa novanta posti di lavoro. Ma dai conti sull’utilità della centrale si evince che si tratterebbe di un’attività con caratteristiche sfavorevoli, quindi come mai si continuano a promuoverle? La risposta sta in un sistema di incentivi eccessivi, che non ha eguali in altre nazioni europee, che però non prende in considerazione i costi ambientali che dovrebbero essere invece un vincolo. L’utilizzo del legname per produrre energia altererebbe e distruggerebbe ecosistemi forestali. Inoltre la combustione del legno crea sostanze nocive (ossidi di azoto, polveri sottili, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, nichel, diossina, acido cloridrico ecc) in quantità maggiore di altri combustibili. In Piemonte il TAR di Torino ha fatto bloccare la centrale di Luserna S.Giovanni, valutando che l’interesse all’uso di energia rinnovabile non può oltrepassare la tutela della salute dei cittadini, a L’Aquila bisognerà aspettare il 6 novembre per la pronuncia del TAR.

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rapoinaEnnesima rapina nel capoluogo abruzzese. Questa volta non si tratta di furto di rame o di rapinatori con pistole giocattolo: i malviventi erano provvisti di kalashnikov, armi utilizzate dalla criminalità organizzata. Non si era mai verificato un fatto del genere in città. La situazione è diventata intollerabile perché siamo di fronte ad una rapina programmata: per assaltare un portavalori, che preleva soldi ad un supermercato, c’è bisogno un basista sul posto che suggerisca orari, spostamenti, strade da percorrere ed ogni altro dettaglio affinchè si possa riuscire nel colpo. I cittadini sono esasperati, sono stati privati delle loro case, delle loro abitudini ed infine sono stati vittime di furti nelle abitazioni inagibili. La Questura aveva già fatto presente un aumento della microcriminalità nel primo semestre del 2012, ma ormai non siamo più di fronte a microcriminalità. Da quando sono partiti i cantieri per la costruzione delle new town si è assistito ad un alto tasso immigratorio (stranieri ed italiani) che non si è mai arrestato. Di solito culture diverse, tradizioni di altri Paesi sono uno scambio necessario per l’arricchimento, la conoscenza, ma se i rapporti avvengono nel rispetto delle regole. Invece a L’Aquila non c’è mai stato un controllo sul flusso di immigrati: oggi vagano per la nostra città tantissime persone che non sappiamo se sono qui per lavoro, spesso sfruttati da qualcuno, o alla ricerca di qualcos’altro. Il giornalista aquilano Francesco Paolucci ha realizzato un servizio proprio sullo sfruttamento degli immigrati, sulle loro paghe miserevoli e sulle loro precarie condizioni di vita. Rispetto a queste considerazione vanno aggiunte quelle degli organi preposti l’ex prefetto Maria Giovanna Iurato quando ha lasciato il suo incarico ad ottobre del 2012 asserì che durante il suo operato la criminalità non è aumentata (sic). Il successore Francesco Alecci, di fronte ad una lettera del sindaco Massimo Cialente in cui chiedeva più controlli, ha risposto che la situazione non è particolarmente critica ed è in fase di realizzazione un Piano di contrasto alla criminalità che vedrà coinvolto anche il Corpo di Polizia Municipale. Appunto, la criminalità va contrastata, non le si può dare la possibilità di attecchire come sta accadendo a L’Aquila. Ormai c’è un problema di sicurezza e l’articolo 2 del Testo Unico sulle leggi di pubblica sicurezza sancisce che Il Prefetto, nel caso di urgenza o per grave necessità pubblica, ha facoltà di adottare provvedimenti per la tutela della sicurezza pubblica.

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leggeNel corso di questi anni ho scritto libri sulle morti sul lavoro, sul terremoto di L’Aquila, sulle morti in carcere e sugli imprenditori in difficoltà. Spesso mi è stata rivolta la domanda: “Cosa hanno in comune questi temi così diversi?”. A prima vista sembrerebbe che questi temi sociali siano distanti l’uno dall’altro, invece sono accomunati da una piaga italiana: l’ingiustizia. I processi si archiviano come nel caso di Niki Aprile Gatti perché, se da una parte c’è un cittadino morto in carcere per cause anomale (ancora più anomalo il motivo del suo arresto per frode fiscale… visti i tempi moderni dovremmo avere molti dirigenti di banca, politici in galera, ma così non è), dall’altra parte c’è lo Stato che decide di lavarsi le mani con la sentenza: suicidio.Nella vicenda di Riccardo Rasman i poliziotti, i tutori della legge, uccidono con rara brutalità un ragazzo, in cura presso il centro mentale di Domio, e vengono condannati a sei mesi. A L’Aquila si è tenuto il processo per la Commissione Grandi Rischi, composta da esperti che avrebbero dovuto dare le giuste indicazioni in caso di terremoto…. invece hanno rassicurato tutti. In primo grado sono stati condannati. La Commissione Grandi Rischi è composta da vertici dell’Ingv, della Protezione Civile che  sono a nomina politica… il commento alla sentenza: processo alla scienza. Franca Mulas ha perso a distanza di pochi mesi figlio e marito che lavoravano in un’impresa edile ed ha visto prescriversi il reato di omicidio colposo. La stessa sorte è  toccata a Piera Petrini Levo,un’imprenditrice, che ha dovuto trovare la forza per denunciare le lobby bancarie che, a causa dei derivati, le stavano facendo fallire l’azienda. Oggi nessuna condanna per i funzionari  rinviati a giudizio: il reato di truffa si è prescritto. Molta ingiustizia è stata alimentata da una legge varata dal Governo Berlusconi: la legge 251/2005 (la cosiddetta ex Cirielli) la quale interviene sia sui reati di usura che sulla prescrizione i termini coincidono con il massimo di pena edittale prevista per il tipo di reato.La prescrizione dovrebbe incentivare a velocizzare i processi, arrivare alla verità, prima che non sia più possibile, invece, in un Paese scarsamente civile come il nostro, serve per non punire gli intoccabili quando violano la legge.

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424669_10150527146787541_1355936771_nQuattro primavere, quattro estati, quattro autunni, quattro inverni. Sono trascorsi così quattro anni dal 6 aprile 2009. Il silenzio è ancora protagonista del centro storico. I cantieri avviati sono ancora pochi rispetto all’inagibilità di una città. Molti abitanti si sono guardati intorno, privi di risposte sul loro futuro, sono migrati; tanti ci pensano spesso, altri si sono pentiti di non averlo fatto subito dopo il terremoto. Cedono i puntellamenti che ormai hanno accumulato pioggia, neve, vento, sole e cede anche la forza di chi aveva riposto speranze nella ricostruzione dell’Aquila. Si sono succeduti commissari, ordinanze, delibere che hanno creato solo la certezza di un progetto C.A.S.E. (circa 4.400 alloggi) costato 833 milioni di euro e caro da mantenere (oltre 8 milioni di euro l’anno). (Ci sono anche i M.A.P ed i M.U.S.P, ma mi limito al progetto C.A.S.E.) Se tutti questi milioni di euro fossero stati dati ai cittadini, sarebbero toccati finora oltre 180.000 euro a famiglia. Il condominio dove abito è composto da 8 famiglie, quindi sarebbe spettato almeno un milione e quattrocentomilaeuro, buttare giù il palazzo costa un milione e mezzo (ci deve guadagnare l’amministratore del condominio, l’ingegnere, ecc.). Qualcuno si chiederà: “E nel frattempo? Ci mettevano nei container?” Nel frattempo avremmo potuto accettare l’offerta della società olandese: moduli abitativi arredati al costo di 800 euro/mq (niente a che vedere con i container, sono gli stessi moduli con cui si costruiscono le università olandesi).

293820_10150625390052541_1141425841_nL’emergenza terremoto per la sistemazione degli sfollati in tendopoli, alberghi, caserme è costata, a detta di Bertolaso, due miliardi di euro, quindi si potevano utilizzare questi soldi per acquistare i moduli per un costo complessivo di circa 250 mila euro (70 mq per modulo) e urbanizzazione l’area dove sarebbero stati collocati, ma la proposta fu rifiutata e non è difficile capire i motivi, con le varie inchieste che hanno coinvolto le cricche. Il miliardo (inizialmente erano due) messo a disposizione dall’Inail, per un problema burocratico, è stato utilizzato solo in parte l’anno scorso per la nuova sede dell’Agenzia delle Entrate. Con le donazioni sono stati raccolti tantissimi soldi: oltre 75 milioni di euro (32 milioni destinati alla realizzazione del progetto C.A.S.E., 6 milioni per l’urbanizzazione, 22 milioni per i M.A.P., 9 milioni per un piano di interventi a carattere pubblico e sociale, spiccioli alle imprese tramite Etimos). Nessuno ha fatto il conto di quanto sono costate le innumerevoli visite di Berlusconi, qualcuna di Napolitano, la visita dei deputati del Pd, molte di Barca (quando si spostano hanno al seguito auto blu, scorta, dispendio di forze di polizia locali) Per il quarto anniversario ci sarà il Presidente del Senato e qualcuno propone una seduta del Senato a L’Aquila: altri soldi pubblici che se ne vanno… imitando la seduta del Consiglio dei ministri ed il summit del G8 voluti da Berlusconi.

292251_10151318259747541_28450666_nNel corso del tempo l’uomo per alcuni aspetti è regredito. Basta pensare che dopo il terremoto distruttivo del 1349 il Gran Cancelliere del Regno di Napoli, appartenente ad una potente famiglia aquilana, di fronte alla prospettiva di vedere spopolata la città, fece sbarrare con delle tavole le brecce apertesi nelle mura ed istituì dei presidi. Nel 1456 un terremoto colpì nuovamente la città e venne ricostruita subito grazie alla ricchezza di quel tempo. Nel 1703 ci fu un altro terremoto distruttivo, palazzi e monumenti distrutti o rasi completamente al suolo, ma L’Aquila fu ricostruita dalla forza e dalla tenacia di pochi abitanti rimasti e fu ripopolata per volontà di Clemente XI che impose ad un certo numero di preti e suore di svestire l’abito talare e contribuire a ricostruire la città e i nuclei familiari.

L’Aquila è stata lasciata in balia degli sciacalli di ogni genere, grazie alla superficialità con cui sono stati svolti i controlli sulle certificazioni antimafia, la criminalità organizzata è riuscita ad accaparrarsi molti appalti del progetto C.A.S.E. Successivamente delinquenti di rango inferiore hanno gestito i furti in appartamenti e del rame; proprio mentre il Prefetto dalla risata facile lasciava una città, a detta sua, con una criminalità invariata (ammesso che sia vero, l’obiettivo non dovrebbe essere la diminuzione?)

(foto di Maurizio Aloisi, la parte storica è presa dal libro Ju tarramutu)

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ludovici“Non legale, non normale, non regolare, una malattia” sono le parole del consigliere comunale aquilano Giuseppe Ludovici (Api) utilizzate per descrivere l’omosessualità, dopo l’approvazione del registro delle unioni civili. Diciamolo chiaramente, non è farina del suo sacco. La Chiesa si è espressa in passato sull’omosessualità come malattia e allo stesso tempo è sempre stata attenta a non far mai trapelare gli scandali che viveva al suo interno. Forse perché, in realtà, è più che normale per un uomo o una donna del clero  provare attrazione per il sesso opposto o per lo stesso sesso, proprio come accade nella società. Quando si parla di tasse spesso sentiamo dire la frase: “Ce lo chiede l’Europa”, bene, l’Europa ci ha chiesto più volte di regolamentare le unioni civili: già dal 1994 la Comunità Europea ha emanato una risoluzione per la parità dei diritti dei gay e delle lesbiche. Ma l’Italia ritarda, temporeggia: non potrebbe mai creare un dispiacere così immenso al pastore tedesco ed alle varie eminenze. Personaggi come la Binetti (candidata a L’Aquila per queste politiche) vengono messi ad ostacolare la possibilità di poter scegliere se sposarsi in Chiesa, in comune o semplicemente dichiarare di convivere. A causa di un diritto negato si assiste spessissimo a fatti omofobi, razzisti, di estrema violenza, perfino fra adolescenti, perché in questo Paese non esiste la libertà sessuale. L’unico motivo per cui ci si indigna un po’, è per un bacio saffico, perché se un parlamentare  viene trovato con una escort e un po’ di coca, i rappresentati degli scudi crociati giustificano il fatto come causa della solitudine, mancanza della famiglia e non c’è nessun accenno al peccato previsto dal nono comandamento: non desiderar la donna altrui. L’indignazione e lo sfottò invece sono tollerati di fronte ad un presidente di regione che va a trans, in questo caso dalle stanze di San Pietro tuona un immediato richiamo alla moralità. Tornando alle dichiarazioni del consigliere aquilano che, oltre a  sentirsi il convertitore di tutti gli eretici sessuali, si sente un fine giurista, perché, a nostra insaputa, nel nostro ordinamento abbiamo una legge che vieta l’omosessualità.  Fortunatamente la nostra Costituzione, la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo prevedono che non ci possano essere discriminazioni sessuali. E’ chiaro che Ludovici rappresenta un modo di fare politica con la testa rivolta verso il passato e, soprattutto, verso il Vaticano, il Paese non ha bisogno di questa politica ottusa che va contro i diritti inviolabili dell’uomo.

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iuratoIl terremoto del 6 aprile 2009 ha cambiato la vita agli abitanti di un’intera regione e non solo. Da quasi quattro anni ci sono genitori che non possono abbracciare più i loro figli, nonni che non hanno conosciuto il nipote che sarebbe nato di lì a pochi giorni, figli che non  possono più vedere i sorrisi dei loro genitori. Ognuno di loro si porta dentro dei rimorsi: “E se non avessi dato retta alla televisione, e se non avessi dato retta alla Commissione grandi rischi, e se avessi dormito in macchina…” Se fosse andata così, probabilmente le vittime del terremoto non sarebbero state 309. Gli studenti del Convitto, quelli della Casa dello studente, quelli che abitavano in case fatiscenti e quelli che abitavano in case nuove, ma costruite in virtù di leggi: speriamo che non accada nulla, sarebbero tutti ancora qui a costruire il loro futuro. Invece non è andata così, ed ogni anno il 6 aprile si tiene una fiaccolata per non dimenticare… per non dimenticare che Silvio Berlusconi ci ha fatto una campagna elettorale con il terremoto di L’Aquila, ci ha fatto lavorare imprese in odore di mafia, ha riconfermato quel sistema italiano basato su corruzione, mazzette, rapporti amicali e clientelari. Per non dimenticare che alle 3 e 32 c’era chi moriva schiacciato dal peso delle macerie, dalla polvere del cemento e chi si sfregava le mani perché da quelle macerie, da quella polvere ne avrebbe tratto beneficio. Per non dimenticare che gli appalti si spartivano fra un massaggio e l’altro nel Salaria sport village mentre agli aquilani stavano per appioppare un progetto C.A.S.E. che dal giorno dopo avrebbe incominciato a sgretolarsi. Per non dimenticare che gli isolatori sismici non sono stati testati e c’è un processo incorso. Per non dimenticare che la magistratura sta portando avanti le inchieste sulle responsabilità dei massimi esperti di terremoto che hanno rassicurato. Per non dimenticare che non è la scienza che si processa, ma un sistema basato su coperture reciproche. Per non dimenticare che la magistratura sta portando avanti le inchieste sui responsabili dei crolli affinchè non siano coloro che ricostruiranno la città.  Per non dimenticare che c’è un centro, una periferia dove la case sono ancora come il 6 aprile 2009. Per non dimenticare che l’ex Prefetto Gabrielli apostrofava il popolo delle carriole come cialtroni perché si ribellava ad un’informazione falsa. Per non dimenticare che dopo Gabrielli è stata inviata la Iurato, indagata per il suo operato a Napoli, e questa finse commozione di fronte ai morti, non del terremoto, ma della responsabilità umana.

Alla prossima fiaccolata potrebbero venire tutti coloro che hanno guadagnato sorrisi dal terremoto, magari, questa volta, una risata potrebbe toccare agli aquilani.

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ceseIn questi giorni gli inquilini del progetto C.A.S.E. stanno ricevendo una raccomandata dal comune di L’Aquila (costo totale 96mila euro) con i bollettini già rateizzati, 18 mesi, per pagare le somme relative ai consumi delle singole abitazioni e spese condominiali. Il comune ha stabilito 0,05369 euro al mq per ogni giorno trascorso nei moduli delle new town. In questa prima tranche sta arrivando l’acconto, gli importi variano oltre 5mila euro per chi ha un appartamento di 100mq, 3mila circa di chi abita in uno di 60. E questo sarebbe solo un acconto. Perché è accaduto ciò? A fine marzo del 2010 la gestione del compendio immobiliare del progetto C.A.S.E. (6.000 alloggi) è stato assegnato al comune.  Una volta che la Protezione Civile ha trasferito la gestione degli alloggi al comune, quest’ultimo si è intestato le singole utenze. Solo a fine dicembre del 2011 il comune ha deliberato che le spese dei servizi debbano essere a carico dei condomini ed ha stabilito anche all’affidamento dell’amministrazione condominiale ad un’impresa specializzata nel settore, tale gara poi è stata bloccata, l’affidamento della manutenzione ordinaria è rimasto alla Manutencoop Facility Management SpA (come deciso dalla Protexione Civile ad ottobre 2009) per 9.645.975,04 euro (in realtà la Manutencoop ha dimostrato di non essere n grado di risolvere i problemi di infiltrazioni di acqua)

coppito2A fine novembre 2012 -dopo le elezioni amministrative che hanno riconfermato il sindaco uscente- il Consiglio comunale ha approvato in via definitiva l’acquisizione al civico patrimonio dei moduli abitativi (che cadono a pezzi). Il S.E.D. (servizi elaborazione dati SpA) è stato incaricato dal comune di L’Aquila (al costo di 176mila euro) di gestire servizi di interesse generale fra cui la riscossione dell’acconto sui consumi condominiali. Questi consumi però non è dato sapere come siano stati calcolati. Gli inquilini oggi già stanno pagando l’Enel servizio elettrico (probabilmente l’Enel per recuperare prima i soldi ha indirizzato ai singoli inquilini le bollette), alcuni hanno intestato l’utenza del gas, nonostante ciò hanno ricevuto bollette che tenevano conto solo dei mq dell’appartamento.

erbaNessuno sa se ha consumato meno o più della cifra riportata nei bollettini eppure, al momento di sottoscrizione dell’affidamento del alloggio, al punto 4 c’è scritto: “la spesa per la fornitura delle utenze domestiche (ad. es. acqua, energia elettrica, gas, telefonia fissa) previa lettura, ove del caso, contatori, nonchè gli oneri per la gestione delle parti comuni e quelle relativi alla manutenzione o ordinaria e la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, sono a carico dell’assegnatario.” Infatti l’anomalia non è il fatto di dover pagare, ma la mancanza di trasparenza sui consumi. Il comune fa sapere che è già stato istituito un ufficio reclami, la solita gestione italiana: la pubblica amministrazione chiede i soldi, il cittadino si rende conto che qualcosa non torna e, per non vedersi arrivare lettere da Equitalia, paga e forse alla fine se non si arrende di fronte a tanta burocrazia potrebbe essere rimborsato.

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cese“Gli aquilani hanno le case, negli altri terremoti non è stato così” questa è stata la frase più pronunciata, da persone non aquilane, da giugno 2009, quando incominciarono i lavori del Progetto C.A.S.E.. Berlusconi nella conferenza stampa del 6 aprile, tenutasi presso la Guardia di Finanza, l’unica struttura in piedi e sicura, non lasciò spazio all’immaginazione, disse: “Farò una new town”, io non ero presente, ma un’amica giornalista mi raccontò che il sindaco Cialente impallidì di fronte a quella frase. Quel pallore però, non fu sufficiente a fermare il disegno voluto a monte anzi c’è stata una variante: le new town sono diventate diciannove. Gara d’appalto opinabile (espressi le mie perplessità nel libro Ju tarramutu uscito ad ottobre 2009), poiché in una settimana (escludendo i festivi) bisognava rispondere con un’offerta. Le intercettazioni della cricca, diffuse a febbraio del 2010, hanno chiarito ogni dubbio.  Il progetto C.A.S.E., costato 800 milioni, è uno degli esempi di mala gestione del denaro pubblico. L’alternativa ad esso fu messo a credere dai baroni dell’edilizia (Bertolaso, Berlusconi ecc)  sarebbero stati i container dell’Irpinia, mentre veniva messo a tacere chi spiegava che in Olanda, Paese evidentemente troppo distante per civiltà dal nostro, con i moduli abitativi si costruiscono le università. La paura di non avere un tetto fu forte forte e così, supinamente, tutti i politici accettarono  quella imposizione da regime. Dall’altra parte i berlusconiani o i tontoloniani erano contenti di avere perfino un phon fra gli elettrodomestici dati in dotazione… in un primo tempo tutti vissero abbastanza felici e contenti: niente affitti, condominio e bollette da pagare, poi ad un certo punto la pacchia è finita.

coppito 3100_2766 coppito 2 aIl comune non poteva/può mantenere 19 insediamenti senza avere un ritorno e con il provvedimento n. 172 del 29 dicembre 2011 stabilì il pagamento di un canone per chi era in affitto prima del terremoto. Giustissimo, i soldi per la manutenzione da qualche parte si devono prendere e dopo l’acquisizione da parte del comune dei 19 insediamenti presto bisognerà pagare una quota condominiale. Ma cos’è questo progetto C.A.S.E.? Che case hanno gli aquilani? Che servizi vengono erogati? Dalle foto si vedono le perdite di acqua dei tubi esterni (anche , gli inquilini chiamano e richiamano la Manutencoop che si occupa della manutenzione (ovviamente non gratis), ma in realtà i tecnici non intervengono perché non sanno dove mettere la mani. Da oltre tre anni ci sono sempre gli stessi problemi: dove ci sono gli isolatori sismici si creano dei veri e propri laghetti che d’inverno sono pericolosissimi perché l’acqua ghiaccia. A diverse persone è capitato di scampare ad una doccia improvvisa, fino a quando durerà la fortuna?  I tubi fino a quando reggeranno? Ai cittadini verrà chiesto di pagare una quota forfettaria delle spese sostenute fin’ora anche se chi amministra ormai ha gettato la maschera ed ha dichiarato di non poter intervenire: troppo costoso. Oggi alcuni politici locali dichiarano che il Progetto C.A.S.E. è stata una scelta sbagliata, ma quando lo diceva uno sparuto numero di aquilani?

(nelle foto: Cese di Preturo, Coppito3, Sassa, Coppito2, )

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