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Archive for 5 ottobre 2011

Il crollo finanziario c’è stato da un pezzo nel bel Paese, tuonano paroloni sofisticati di economia, a casa gli italioti si guardano atterriti, ma non spaventati perché fra un po’ non potranno permettersi il pane, bensì si guardano attorno e non trovano quello spread di cui tanto sentono parlare, forse il centro commerciale dove si servono potrebbe averlo ordinato. Il crollo del palazzo a Barletta c’è stato da qualche giorno, perfino il Presidente della Repubblica è intervenuto, ne ha avuto di tempo dal 2007,  dopo la strage della Thyssen Krupp confezionò un discorso di fine anno dedicato ai morti sul lavoro. Dal 2008 ad oggi sono morti perfino sette, otto lavoratori in un solo giorno, più di tremila in tre anni, non c’è stato tempo nemmeno per le parole di circostanza. Qualcuno parla di trafiletti sui quotidiani, non è vero, a volte non c’è nemmeno il trafiletto di queste notizie etichettate come tristi. Nelle disgrazie ci sono sempre morti di serie B: immigrati, clandestini, poveri disgraziati, persone che non piangerebbe nessuno. Si arriva sempre a tragedia avvenuta, non sono parole mie, ma di Vincenzo Di Nucci, tecnico della prevenzione Asl. Quel palazzo aveva dato segnali di cedimento, ma la mentalità italiana, si sa, è propensa per i rinvii. Il crollo arriva puntuale, muoiono quattro donne: Matilde Doronzo, di 32 anni, Giovanna Sardaro, di 30 anni, Antonella Zaza, di 36 anni, Tina Ceci, di 37 anni ed un’adolescente di 14 anni figlia dei proprietari. Non erano a casa a fare le mogli o le figlie, lavoravano. Qualcuno potrebbe definirle l’Italia peggiore, invece di scegliere di scaricare la frutta ai mercati generali, erano donne che lavoravano in un maglificio a nero anche 14 ore al giorno, precarie, senza diritti, per mettersi in tasca scarsi quattro euro l’ora, come avviene nel resto della nazione, non è un fatto tipicamente del sud. C’è crisi e se non vuoi morire c’è chi accetta queste condizioni da opificio del 1600, con il solo dovere di lavorare per tirare a campare accumulando bollette, debiti, ecc. Non è questione di regole, leggi, prevenzione, repressione, incertezza della pena è sempre una fatalità quando si muore sul lavoro ed un bravo avvocato costa meno della legalità. Per qualche giorno sentiremo addosso l’indignazione e alla prossima tragedia qualcuno rispolvererà parole di ipocrisia a pagamento.

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