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Archive for 6 ottobre 2011

Il sesso è ancora un tema tabù, imbarazzante in alcuni ambiti, se non c’è castità nella Chiesa come potremmo permetterla o pretenderla in un luogo di detenzione?  Forse al Presidente del Consiglio dobbiamo proprio il merito di aver fatto emergere l’Italia peggiore anche nelle abitudini sessuali, non tanto per donne ed uomini impegnati in orge, ma perchè è emerso come il  sogno proibito, ma non difficile da realizzare, del Paese. Amanda Knox non è italiana, il motivo per cui è finita in carcere è noto, sono tutti affascinati da questa ragazza acqua e sapone, ma intrigante e scaltra, che continua a scandalizzare sfogliando il suo diario non appena torna in libertà. Dai tabloid inglesi si apprende la notizia che in Italia un vicecapo del carcere di Capanne (quello in cui ha perso la vita in modalità ancora non chiare, sicuramente violente, Aldo Bianzino) sarebbe stato molto curioso sulle sue pratiche sessuali. Subito è partita la corsa alle smentite e la caccia alla verità. Quando accadono fatti violenti e/o violenze sessuali in carcere, gli agenti, i medici fanno quadrato su “una verità”. La storia italiana annovera molti casi di violenze sessuali, psicologiche in carcere o in ospedali psichiatrici giudiziari (opg).

Nel 2005 Sonia Caleffi, meglio nota come infermiera killer, accusò un agente di polizia penitenziaria per essere stata violentata all’ospedale Sant’Anna dov’era piantonata dopo l’arresto. L’uomo fu iscritto nel registro degli indagati.

A marzo di quest’anno una donna di 32 anni era stata fermata a Roma per il furto di una maglietta, la donna fu portata in caserma e subito dopo denunciò i suoi violentatori: tre carabinieri ed un vigile urbano, questi si difesero dicendo che la donna era consenziente.

Katiuscia Favero (nel libro “La pena di morte italiana”) aveva rubato un orologio, era stata definita border line, la sua pena doveva essere scontata nell’opg di  Castiglione delle Stiviere (Mn), nel 2002 accusò di essere stata violentata da due infermieri ed un medico. Immediatamente venne trasferita nella casa circondariale di Genova, da notare come all’improvviso fosse sana mentalmente e compatibile con la vita carceraria. Il referto ginecologico che attestava la violenza scomparve, il processo si concluse con un non luogo a procedere. Poco dopo la Favero fece ritorno nell’opg dov’era accaduto il fatto. In una notte di pioggia del 17 novembre del 2005 venne trovata morta, suicidio con un lenzuolo appeso ad una rete da pollaio, in una zona non accessibile agli internati, scarpe perfettamente pulite, la registrazione delle telecamere non è mai stata richiesta ed esame ungueale mai effettuato. I morti non tornano in vita, tutto finisce nel silenzio.

Dalla libertà di Amanda Knox potrebbe emergere il lato oscuro delle carceri italiani, di cui è vietato parlarne, ancora una volta è il nostro Paese ad uscirne sconfitto su tutti i fronti.

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